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Migrazione di un sito web

 . Sviluppo  . Migrazione di un sito web

Migrazione di un sito web

Nell’immagine è riportato il grafico dell’andamento del sito di un nostro ex cliente (fonte SEOZoom). Questo tracollo ci da l’occasione di parlare di un argomento che spesso i proprietari di siti, e in questo caso anche alcune (pessime) agenzie web ignorano: gli errori da non commettere durante una migrazione di un sito lato SEO.

La migrazione può essere necessaria per un cambio di tecnologia, la pubblicazione di un nuovo sito aggiornato, un cambio di agenzia o altro.

Dobbiamo tener bene a mente che Google ha indicizzato le url delle singole pagine del nostro sito, e non solo la home page. Altra considerazione è che spesso, soprattutto se abbiamo lavorato bene lato SEO, gran parte degli accessi avverrà in una delle tante pagine.
La logica impone che, se per qualche ragione, le pagine cambiano indirizzo, per l’attivazione del protocollo HTTPS, oppure per un cambio di tecnologia da html a PHP, o semplicemente perché la struttura è stata modificata gli utenti riceveranno un antipatico errore di “pagina non trovata”, ossia il famigerato 404.

Prima di migrare un sito quindi è necessario avere una lista dettagliata di tutte le pagine che lo compongono. Online si trovano numerosi tool adatti a tale scopo (per esempio Screaming Frog). Dopodiché è indispensabile associare ogni singolo indirizzo alla nuova risorsa e se non disponibile a quella più simile.

A questo punto, una volta online il nuovo sito, attraverso il web.config o htaccess (a seconda di quale server stiamo usando, Windows o Linux) dovremo impostare un redirect con codice 301 dei vecchi indirizzi ai nuovi. In questo modo avviseremo il browser degli utenti ma soprattutto i motori di ricerca che la risorsa è stata spostata definitivamente ad un nuovo indirizzo.
Ciò è indispensabile per non perdere visite e posizioni preziose sui risultati di ricerca (SERP).

Google mette a disposizione uno strumento (Search Console) che aiuta il webmaster a scovare tutti gli errori di indicizzazione del proprio sito, in modo da poterli correggere nel più breve tempo possibile. Il rischio è di vedere scomparire il sito dal motore di ricerca o di finire in seconda o terza pagina (che più o meno equivale ad essere invisibili).

Quanto appena descritto è l’ABC che ogni agenzia che si reputi professionale deve sapere, è strano che al giorno d’oggi dove essere ai primi posti su Google è sempre più complesso a causa, non solo della competizione, ma anche dei continui aggiornamenti degli algoritmi di posizionamento, ci siano ancora dei sedicenti professionisti che facciano degli errori tanto grossolani.